Come rispettare i tempi dell’apprendimento
Il potenziale maggiore dell’Istruzione Parentale, è quello di aver la possibilità di rispettare i tempi di apprendimento.
Il potenziale maggiore dell’Istruzione Parentale, è quello di aver la possibilità di rispettare i tempi di apprendimento.
Sempre più mi convinco che il problema vero della scuola non sia (solo) il numero di alunni per classe quanto la quantità di materie che vengono imposte ai bambini.
Il bambino, dopo aver fatto esperienza di qualcosa, ha bisogno necessariamente di tempo libero affinché quell’apprendimento scenda nel profondo di sé, divenga veramente compreso nel senso etimologico del termine diventando parte di quel bambino e contribuendone alla crescita.
L’istruzione parentale e i tempi di latenza
Noi famiglie che scegliamo l’istruzione parentale abbiamo la possibilità di rispettare questi tempi di latenza che non sono tempi di “far nulla”, anzi, sono fondamentali (abbiamo raccontato un’esperienza diretta qui) proprio a far sedimentare, ma spesso occupiamo tutto il tempo con corsi, laboratori, app, videolezioni, tutorial …
Tutti noi genitori abbiamo come priorità quella di creare il miglior ambiente di crescita per i nostri figli; mai desidereremmo che un giorno, da grandi, potessero accusarci di non averli messi nelle condizioni di imparare questo o quello; mai vorremmo accorgerci di aver sprecato un loro talento.
Il marketing dei corsi e laboratori
La risposta a tutti questi bisogni la troviamo in una società stracolma di proposte, in un marketing che sa bene come stuzzicarci se non, addirittura, pungolarci proprio sui nostri, (per loro certi) futuri sensi di colpa perché eravamo genitori di un piccolo Mozart ma non gli abbiamo fatto fare musica da quando era nel pancione, oppure un piccolo Lord Byron che, mannaggia a noi, quando a un anno e mezzo ha “scritto” la sua prima parola (chiaramente il segno grafico fatto era una parola, ne siamo tutti convinti), non lo abbiamo messo ad ascoltare podcast di letture propedeutiche a sviluppare il potenziale dello scrittore che sarebbe potuto diventare o, ancora, non gli abbiamo fatto fare i corsi di Educazione emozionale a partire dai due anni creando, sicuramente, un analfabeta emotivo, per non parlare del potenziale distrutto del nostro piccolo Renoir al quale abbiamo negato la possibilità del corso di arte a tre anni …
Viviamo in quel che io chiamo consumismo dei corsi/laboratori.
Quando facciamo istruzione parentale questa cosa, molto spesso, si amplifica proprio perché abbiamo tempo da poter gestire, sentiamo la responsabilità del compito che ci siamo assunti e un fallimento è, naturalmente, non contemplato perché sarebbe sulla pelle dei nostri figli.
Avendo, indiscutibilmente, molto tempo a disposizione, lo riempiamo di attività che, siamo certi, siano non solo necessarie, ma imprescindibili.
I nostri bambini seguono corsi di musica, di arte, di educazione emozionale, di lettura, di scrittura creativa, di filosofia (mica vorrai lasciar indietro proprio la filosofia?!?!?), di orienteering etc etc …
Ma ci siamo mai fermati a chiederci a quale bisogno risponde tutto questo?
Abbiamo la risposta chiara a: “Perché dovrebbe frequentare questo laboratorio? In quale misura questo è utile alla sua crescita come persona?”
Mi si dirà: “Ah ma lui/lei è interessato”
Perfetto, chi ha detto di no? Ma siamo sicuri che sia interessato a quel livello di approfondimento?
Che debba seguire un corso di scienze della natura e non basti fargli raccogliere foglie, osservarle e disegnarle?
Regaliamo il tempo ai nostri bambini e anche a noi stessi, ché per correre dietro a tutti i corsi e i laboratori rischiamo di finire in burnout