
Il lavoro del futuro: come preparare i bambini
Ormai è risaputo che il lavoro che faranno i nostri figli tra dieci-vent’anni, non è quello per il quale stanno studiando.
D’altra parte anche molti di noi genitori stiamo facendo lavori che non esistevano ai tempi dei nostri diplomi.
Altro dato ineludibile è quello che riguarda la necessità di formazione continua: se fino a qualche decennio fa il mondo del lavoro era statico, oggi è molto dinamico.
Siamo quasi certi che cambieremo mansione pur rimanendo nella stessa azienda; sappiamo che è molto probabile che non rimarremo presso la stessa azienda per tutto l’arco della vita lavorativa; è possibile che dovremo cambiare Paese o Continente per poter lavorare.
Queste considerazioni ci portano, per forza di cose, a dover ragionare su quali siano gli strumenti che dobbiamo oggi mettere a disposizione dei nostri bambini per prepararli a ciò che non sappiamo neanche noi.
In molti concordano sulla necessità di far studiare, fin da piccolissimi, diverse materie, con la certezza che queste saranno il valore aggiunto che permetterà ai bambini di oggi di diventare uomini e donne di successo domani. Parlo, ad esempio, delle lingue o del Coding, ma è un discorso molto più ampio che arriva alla pre-scolarizzazione con bambini di quattro-cinque anni intenti a seguire moltitudini di laboratori o corsi. (Del pericolo legato al marketing dei corsi ho parlato qui)
Con le informazioni che abbiamo oggi, cerchiamo di interpretare ciò che sarà loro utile domani, ma siamo sicuri che sia realistico visto ciò che abbiamo asserito all’inizio di questo articolo?
Noi crediamo che gli adulti di domani avranno bisogno di due capacità: quella di esser resilienti e quella di problem solving ed entrambe hanno molto poco a che fare con i programmi di studio.
Non è un caso se il nostro approccio educativo (prima che didattico) mette al centro non le discipline, ma l’accompagnamento del bambino alla scoperta delle sue inclinazioni, della sua indole e a comprendere come utilizzare i suoi punti di forza imparando a gestire la frustrazione derivante da quelli di debolezza.
Resilienza e problem solving sono la risultante di una sana crescita dell’individuo, non di corsi e materie apprese.
Il nostro lavoro si basa sulla certezza che ogni persona ha già dentro di sé gli strumenti per esplicitare tutto il suo potenziale!
Non è la materia che studia a far diventare resiliente o a dar la capacità di Problem solving!
Queste vengono dall’interno: dall’autostima, dalla consapevolezza delle proprie possibilità e dei propri limiti.
Per questo non ci affidiamo a metodi, libri o corsi di studio ma scegliamo integrando ciò che ci serve a seconda della persona, del momento che sta vivendo, dell’obbiettivo che ci si è dati.
E’ evidente che non si possa sapere come cambierà il mondo del lavoro nei prossimi anni e, per questo, è molto discutibile la sicurezza con la quale oggi si stabilisce cosa sia importante far studiare ai nostri bambini.
L’unica certezza che abbiamo OGGI, è che dovranno vivere in un mondo che ancora non conosciamo, al quale possiamo prepararli solo sostenendoli nella conoscenza di sé stessi.
D’altra arte, come asseriva Carl Rogers, “Quel che sono è sufficiente, se solo riesco ad esserlo”
Sitografia
https://reports.weforum.org/future-of-jobs-2016/chapter-1-the-future-of-jobs-and-skills/
Bibliografia:
Rogers C., La terapia Centrata sul cliente, 2006, Firenze, Ed.Giunti